I templari nel materano

E’ risaputo che l’Ordine dei cavalieri Templari aveva fini monastici e militari, protettori della cristianità, e fu fondato nel 1096 quando Papa Urbano II ordinò la prima Crociata. I templari erano essenzialmente benestanti che, spogliatisi delle loro vesti, diventavano monaci per difendere con la forza la fede cristiana dalla minaccia musulmana. Questi cavalieri seguivano una rigida vita monastica, abbracciando i tre principi della regola benedettina cistercense: povertà, obbedienza e castità. La caratteristica più famosa dei templari era la tunica, completamente bianca con incisa una croce rossa, successivamente riportata anche sullo scudo e sul mantello.

L’ordine religioso-militare, divenuto con il passare dei decenni sempre più potente, fu soppresso dal Re di Francia Filippo IV “il Bello” che desiderava confiscarne gli ingenti beni accumulati. Su ordine dello stesso sovrano, Papa Clemente V istituì nel 1307 un processo per eresia contro tutti i Templari.  Lo stesso pontefice cercò di assoggettare i cavalieri sotto la propria protezione, tuttavia il Re riuscì nel suo intento di sopprimere l’ordine il 3 aprile 1312. Da questo momento comincia una vera e propria caccia all’uomo che vide i Templari subire arresti, torture, confische e condanne al rogo. Anche il Gran Maestro dell’ordine Jacques de Milay fu prima torturato ed in seguito condannato al rogo.

L’ordine fu sciolto, i cavalieri superstiti si sparpagliarono in giro per l’Europa. Nell’Italia meridionale molti trovarono ospitalità presso i centri benedettini di Puglia e Basilicata.

I Templari in Lucania

Molte sono le testimonianze che i Templari hanno lasciato nei dintorni di Matera ed in Lucania. Sono numerosi gli studi secondo i quali le città lucane furono terreno fertile per l’insediamento dei Templari, che qui stabilirono numerose basi operative per le Crociate verso la Terra Santa. Le ricerche dello studioso Domenico Lolaico, uno dei maggiori appassionati della presenza dei cavalieri Templari nei dintorni di Matera, partono dalla Cattedrale di Irsina. Il pavimento della chiesa presenta una raffigurazione del fiore della creazione, chiamato anche “Sesto giorno della Genesi”, ottenuto dalla rotazione di sei cerchi o sfere corrispondenti ognuna ad un giorno della creazione; più lontano, invece, compare uno stemma antico che raffigura un monaco con il bastone vescovile in mano ed una mitra ai suoi piedi. Nel contorno dello stemma è presente un viso paffuto, baffuto, con i capelli scomposti, riconducibile alla divinità pagana Baffometto legata al mondo dei Templari. Ad ulteriore conferma della presenza dell’Ordine ad Irsina vi è la profonda devozione che i cavalieri nutrivano nei confronti di Sant’Eufemia di Calcedonia, non a caso protettrice della città. La Cattedrale di Irsina, dedicata a Santa Maria Assunta, presenta la struttura interna ed esterna molto simile alla cattedrale di Monopoli, con la famosa statua di Sant’Eufemia attribuita all’incisore italiano Andrea Mantegna. In questa chiesa è custodita anche una reliquia di Sant’Eustachio, per la precisione una costola, posta in un reliquiario a muro di una grande parete rivestita con splendido marmo rosso; la presenza di una reliquia del Santo Patrono di Matera è data dal fatto che Sant’Eustachio era tra i Santi più rappresentativi dell’Ordine dei Templari. Nella Cattedrale di Irsina sono presenti anche le reliquie di Sant’Eufemia di Calcedonia, portate da Roberto de Mabilia nel 1454, ed in un sarcofago il corpo bruciato di San Vittore. Le ossa di quest’ultimo Santo sono avvolte da una rete e sono visibili di fronte l’altare del Sacramento, sul lato sinistro della chiesa.

I Templari si insediarono dapprima nelle terre di Puglia, nel Ducato Normanno, data l’importanza strategica rappresentata dai porti dei paesi pugliesi. Successivamente i cavalieri si stabilizzarono nell’entroterra lucano. Il primo documento che attesta la presenza dei cavalieri Giovanniti nel Mezzogiorno d’Italia risale all’anno 1149 e fa riferimento alla domus di Melfi, in particolare alle grancie (fattorie) di Rapolla e Potenza. Al contempo, nella cittadina normanna si stabilirono anche sia i Templari, che in poco tempo si impossessarono di molti beni tra cui la chiesa di San Nicola, sia i Teutonici, che dal 1219 presso località San Maria di Salsola costruirono una chiesa in onore dello Spirito Santo. L’importanza di Melfi durante la dominazione normanna è risaputa, il centro rappresentava un punto di passaggio obbligato verso Est, quindi verso la Terra Santa; non a caso divenne capitale nonchè sede di numerosi concili vaticani a cui presero parte altrettanti pontefici.
Anche a Venosa è attestata la presenza di Templari (nella chiesa dell’Incompiuta), di Giovanniti, di Teutonici, dell’Ordine del Santo Sepolcro. In particolare questi ultimi, secondo un documento che risale al 1268, possedevano varie case e chiese, tra cui Santa Maria della Palearia, oltre ad altre proprietà in località Forenza.
Secondo alcuni documenti antichi il paese di Grassano, in provincia di Matera, è diventato centro abitato proprio grazie alla presenza di Giovanniti, proprietari di ben 19 grancie.
La presenza dei Templari in Lucania, così come la scelta dei Normanni (per mano della famiglia Altavilla) di insediare la capitale a Melfi e di costruire il sepolcreto a Venosa, sono la prova concreta di una Basilicata che in età medioevale, almeno fino al XIII secolo, era ben inserita nel quadro politico europeo. Altre testimonianze dei Templari in Basilicata si possono trovare a Picciano e Timmari, frazioni di Matera, oltre che a Grottole, Lavello, Palazzo San Gervasio, lungo la Via Appia e le diramazioni al confine tra Basilicata e Puglia.

I Templari a Matera

A Matera i Templari ebbero con certezza, secondo lo studioso Bramato, una domus tra la fine del XII (1160 come indicato dallo storico Paolo Smagliato) e gli inizi del XIII secolo. In località Picciano di Matera i Templari costituirono la Commenda dei Giovanniti. Secondo gli esperti, in questo territorio tra i secoli X e XI fu edificato un monastero benedettino, anche se la documentazione cartacea più antica, sottoscritta dall’abate Guglielmo del monastero Santa Maria di Picciano, risale al 1219. Da sottolineare anche la presenza a Matera dei cavalieri di Malta. E’ possibile osservare lo stemma dell’Ordine sulla facciata della chiesa di Materdomini, in piazza Vittorio Veneto. Qui sono raffigurati tre merli sotto una corona, simbolo identico a quello presente nella navata sinistra della chiesa di Picciano. Lo stesso stemma, attribuito alla famiglia Zurla, è presente in una semiluna del portone più antico della Cattedrale di Matera, sulla facciata sinistra. La croce dell’Ordine di Malta è stata dipinta anche sopra un altare della chiesa del convento dei cappuccini Questuanti, dedicato a San Francesco d’Assisi.

Una croce templare scolpita nel tufo è presente anche nella chiesa rupestre di Santa Lucia alle Malve, così come nella chiesa rupestre di Cristo la Gravinella. Indizi che lasciano presupporre la presenza dei Templari sono presenti anche sul colle Timmari, un’altra frazione di Matera. La chiesa di San Salvatore, così come un’altra chiesa posta nelle vicinanze che forse in passato rappresentava la vecchia chiesa di San Salvatore, possiedono la prima una croce greca semplice, la seconda una croce a coda di rondine, entrambi simboli di presenza dell’Ordine.
Nel rione Vetere, nel cuore del Sasso Barisano, sono presenti i resti di una piccola chiesa che probabilmente in passato era dedicata a San Pietro de Serris; anche in questo luogo, come nei precedenti, le estremità della croce sono a coda di rondine. In un locale vicino la chiesa, durante i lavori di restauro, abbattendo un muro negli ambienti ipogei in esso presenti è stata rinvenuta una cappella con all’interno una statua in pietra rappresentante San Giorgio, a cui i Templari erano molto devoti. Anche la chiesa di Sant’Antonio Abate, ubicata nell’omonima via, presenta una croce sul tetto in pieno stile templare.
Infine altri reperti in pieno stile templare sono presenti in rione Castelvecchio (nello specifico una scultura in tufo raffigurante due angeli adoranti il Calice da cui esce l’ostia), cioè nella parte alta della Civita, ed altri sparsi presso la Cava del Sole, nei pressi del Santuario della Palomba.

Desideriamo ringraziare lo studioso Domenico Lolaico per la cortesia e la grande quantità di materiale che ci ha gentilmente fornito.

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