Le 10 cose da sapere su Matera

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Patrimonio UNESCO nel 1993 e Capitale Europea della Cultura nel 2019

(veduta dei rioni Sassi dal Parco della Murgia Materana e delle Chiese Rupestri)

Matera è molto più di un panorama mozzafiato, Matera è una straordinaria storia di riscatto sociale. Dopo la denuncia di Carlo Levi, con il suo celebre libro “Cristo si è fermato ad Eboli” pubblicato nel 1945, nel 1948 il leader del partito Comunista italiano Palmiro Togliatti la definì senza mezzi termini “Vergogna nazionale“. Da quel momento la storia dei rioni Sassi ha conosciuto lo sfollamento a partire dal 1952 ed il successivo abbandono, mentre le prime produzioni cinematografiche colsero per primi la straordinaria bellezza di questi luoghi.

(17 ottobre 2014, in piazza San Giovanni i cittadini assistono alla proclamazione della Capitale Europea della Cultura per il 2019)

La parabola discendente di questa storia ha dei punti di svolta. Nel 1986 la Legge Speciale n. 771 inverte il processo, il cuore dei vecchi rioni in tufo lentamente ricomincia a battere. Il mondo conosce Matera, capisce che la “Vergogna nazionale” in realtà rappresenta un fantastico esempio di ingegnosa urbanizzazione che per millenni ha consentito ai materani di adattare il territorio circostante alle proprie esigenze. Così nel 1993, grazie all’impegno dell’architetto e urbanista Pietro Laureano, i rioni Sassi ed il Parco della Murgia Materana e delle Chiese Rupestri furono dichiarati Patrimonio UNESCO. Sesto sito italiano ad ottenere questo ambito riconoscimento, primo dell’Italia meridionale. Di seguito si riportano i passaggi principali delle motivazioni:

“[..] un notevole esempio di insediamento rupestre perfettamente adattato al contesto geomorfologico e all’ecosistema attraverso una continuità di oltre due millenni [..]”
“[..] un notevole esempio di complesso architettonico e paesaggistico che illustra un numero significativo di stadi della storia dell’umanità [..]”
“[..] un notevole esempio di insediamento umano e di uso del territorio tradizionali che mostrano l’evoluzione di una cultura che ha mantenuto nel tempo relazioni armoniose con l’ambiente naturale. L’equilibrio tra intervento umano e l’ecosistema mostra una continuità per oltre nove millenni [..]”

(il panorama dei Sassi al tramonto)

I Sassi tornano a vivere, la concezione di luogo di “vergogna” e “morte” lascia spazio ad artigiani, musei, imprese culturali, nuovi abitanti (spesso provenienti da ogni parte del mondo), alberghi e ristoranti. Matera esce dal guscio e si scopre finalmente città di turismo e cultura. Guardando con rispetto al proprio passato i materani si proiettano verso il futuro, un percorso graduale che ha consentito ad un gruppo di cittadini di scommettere sulla opportunità di diventare Capitale Europea della Cultura. Nel 2008 il percorso viene avviato e,  successivamente, tramite la stesura di un dossier e la programmazione di iniziative culturali, la città è prima entrata a far parte della short list e infine, il 17 ottobre 2014, proclamata Capitale Europea della Cultura nel 2019. Una tappa intermedia (e non un punto di arrivo) di una storia in cui una piccola comunità del Sud Italia è riuscita, con forza e tenacia, ad invertire il trend della propria storia.

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Medaglia d'oro al valor civile, prima città del Mezzogiorno ad insorgere contro l'occupazione nazista

(monumento ai caduti nei pressi della Milizia)

Lo sapevate che Matera è stata la prima città dell’Italia meridionale ad insorgere contro il regime nazista? Il sacrificio dei cittadini è valso la conquista della “Medaglia d’Oro al Valor Civile“, un riconoscimento di cui la città dei Sassi va enormemente fiera, assegnato il 17 novembre 2016 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La ribellione del popolo materano, avvenuta il 21 settembre 1943, fu pagata a caro prezzo con la famosa “Strage di Matera” in cui persero la vita 26 persone, di cui 18 civili.

(edificio della Milizia in seguito all’esplosione)

L’8 settembre 1943 il Regno d’Italia, per mano del maresciallo Badoglio, firmò l’armistizio con le truppe Alleate decretando la propria uscita dalla Seconda Guerra Mondiale. Questo provvedimento portò l’esercito tedesco, dislocato in tutta la penisola e incalzato dagli inglesi e dagli americani in avanzata dalla Sicilia, a compiere atti di rappresaglia durante la ritirata verso Nord. A Matera i primi episodi di ribellione cominciarono il 18 settembre e continuarono nei giorni seguenti. Diversi prigionieri furono rinchiusi nel palazzo della Milizia, nel frattempo occupato dai tedeschi del Primo Battaglione della Prima Divisione Paracadutisti, con a capo il maggiore Wolf Werner Graf von der Schulendburg. In contemporanea l’ufficiale fascista Nitti riuscì abilmente a consegnare al popolo diverse armi che furono nascoste nelle abitazioni dei Sassi. L’uccisione di due militari tedeschi in una gioielleria del centro fu la miccia che fece scoppiare la rivolta. Nei numerosi conflitti a fuoco persero la vita diverse persone. I nazisti, prima di abbandonare la città, decisero di far saltare in aria prima il palazzo della Società Elettrica e poi la Milizia. In particolare quest’ultimo episodio costò la vita a ben 15 persone (in realtà all’interno dello stabile al momento dell’esplosione erano presenti 16 persone, il giorno seguente tra le macerie fu ritrovato un solo superstite). Il sacrificio dei cittadini costrinse l’esercito tedesco ad accelerare la ritirata, evitando alla città di subire i bombardamenti degli Alleati.

Nei pressi del palazzo della Milizia fu eretto un Ceppo commemorativo e posta una targa con i nomi delle vittime. Altre targhe sono state poste in altri punti della città, luoghi degli scontri avvenuti quel 21 settembre 1943. Ogni anno la città ricorda i suoi eroi e le vittime della strage di Matera con le celebrazioni presso i monumenti ai caduti in piazza Vittorio Veneto e nei pressi della Milizia. Matera rende così onore a coloro che hanno valorosamente sacrificato la propria vita per l’intera città.

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Terza città più antica del mondo

(villaggio neolitico di Murgia Timone, nel Parco della Murgia Materana e delle Chiese Rupestri)

Gli storici considerano Matera la terza città più antica del mondo ad essere abitata in maniera continuativa. La città dei Sassi può vantare un passato di circa 10.000 anni, testimoniati dalle grotte nei rioni Sassi e nel Parco della Murgia Materana e dai numerosi villaggi trincerati sparsi sul territorio che risalgono alla Preistoria, in particolare al Paleolitico ed al Neolitico. I primi due gradini di questo speciale podio sono occupati dalle città di Gerico, in Cisgiordania, abitata secondo gli esperti da 12.000 anni, mentre il primo posto è occupato da Aleppo, in Siria, con i suoi 13.000 anni.

(cripta delle Tre Civette nei pressi della chiesa rupestre di Madonna degli Angeli, Parco della Murgia Materana e delle Chiese Rupestri)

Girando per le vie dei rioni Sassi, visitando le abitazioni e le chiese rupestri, è possibile osservare come in questo luogo i vari strati della storia si siano sovrapposti nel corso del tempo. Le abitazioni, molto spesso scavate nella roccia, sono state adattate alle esigenze delle varie generazioni di materani che si sono susseguite. Il centro storico della città ha poi resistito a guerre, conflitti, invasioni, bombardamenti e avversità climatiche, per poter essere ammirata oggi dal mondo intero in tutto il suo splendore.

(villaggio trincerato di Trasano e Trasanello)

In prossimità del centro abitato si trovano numerose testimonianze risalenti al Paleolitico ed al Neolitico: ci riferiamo ad esempio alla “Grotta dei Pipistrelli“, ai villaggi trincerati di Murgia Timone, di Murgecchia, di Serra d’Alto, di Trasano e Trasanello. All’interno di questi siti sono stati rinvenuti numerosi reperti preistorici, oggi conservati nel Museo Archeologico Nazionale “Domenico Ridola”. Proprio Ridola, archeologo e medico nato nel 1841, protagonista di scoperte di straordinaria importanza, è stato un precursore nel campo dell’archeologia in tutto il territorio materano e delle Murge.

4

I Sassi non sono le singole case ma i rioni che compongono la parte antica della città

(il campanile della Cattedrale di Matera)

I rioni Sassi hanno reso celebre Matera nel mondo. Chi non ha mai ammirato, dal vivo, in foto o in cartolina, lo skyline con le tipiche abitazioni sovrastate dalla Cattedrale? Inseriti nella lista dei patrimoni dell’umanità UNESCO nel 1993 (primo sito del Sud Italia ad ottenere tale riconoscimento), i Sassi costituiscono semplicemente il centro storico della città. La declinazione al plurale si riferisce alla presenza di tre quartieri che di fatto raccolgono tutti i vari piccoli rioni e vicinati circostanti: la Civita, il Sasso Barisano ed il Sasso Caveoso. In questo senso il nome “Sassi” individua i macro-rioni e non le singole abitazioni, antiche e caratteristiche, in parte scavate nella roccia ed in parte costruite esternamente con blocchi di tufo.

(piazza San Pietro Caveoso con l’omonima chiesa a sinistra, mentre a destra la chiesa rupestre di Madonna dell’Idris e San Giovanni in Monterrone, nel Sasso Caveoso)

I Sassi sono di origine antichissima e testimoniano come i materani sono riusciti, nel corso dei millenni, a modellare il territorio per soddisfare le proprie esigenze. Il Sasso Barisano guarda a Nord, verso Bari, mentre il Sasso Caveoso, in direzione Sud, è costituito per lo più da caverne. Il punto di congiungimento tra i due quartieri è la Civita, la parte più alta ed antica del centro storico, con in cima la Cattedrale; questa zona in passato era abitata dalle famiglie nobili e protetta da una spessa cinta muraria che, in seguito all’espansione del centro abitato, venne destinato a sua volta ad ospitare abitazioni.

(Sasso Barisano con il campanile della chiesa rupestre di San Pietro Barisano in primo piano, nello sfondo la Cattedrale)

Divenuto simbolo dell’arretratezza del Sud e delle condizioni di miseria in cui versava la popolazione materana fino agli anni ’50/’60, oggi i Sassi emozionano chi decide di perdersi percorrendo i suoi caratteristici vicoli. Essi rappresentano una sorpresa continua, offrendo agli occhi dei visitatori nuovi scorci, punti panoramici, musei, botteghe di artigiani, chiese rupestri o costruite, piazze e vicinati.

5

"Matera Sotterranea": palombari, cisterne, foggiali, neviere e cantine

(complesso rupestre Materasum)

Le tipiche abitazioni dei vecchi rioni in tufo si sviluppano su più livelli verso il basso, entrando nelle viscere della terra, e sono composte da una parte scavata nella roccia (grotta) e da una parte costruita esternamente (lamione) con il materiale di risulta degli scavi o proveniente da una delle tantissime cave di tufo situate in zona. Provando a guardare oltre lo spettacolare skyline della città, con la Cattedrale che domina dall’alto il paesaggio, i Sassi potrebbero essere considerati un enorme ed ingegnoso formicaio.

(il Palombaro Lungo, enorme cisterna situata sotto la centralissima piazza Vittorio Veneto)

Oltre alla costruzione delle abitazioni, l’impegno e l’ingegno delle diverse generazioni di materani ha consentito di modellare il paesaggio per dar vita ad un complesso sistema sotterraneo per la conservazione delle acque, di cui il Palombaro Lungo (enorme cisterna posta sotto piazza Vittorio Veneto) è solo l’esempio più importante. Di fatto nei Sassi sono numerosissime le cisterne più piccole, usate per l’approvvigionamento idrico di una o più famiglie. Conservazione delle acqua e non solo, nei vecchi rioni in tufo è attestata la presenza di numerosissime “neviere” (grandi ambienti scavati nella roccia che consentivano l’immagazzinamento della neve, successivamente rivenduta ed utilizzata per conservare gli alimenti), “foggiali” (per la conservazione delle derrate alimentari), cantine e frantoi, oltre che naturalmente le splendide chiese rupestri.

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Più di 150 chiese rupestri nel Parco della Murgia Materana e delle Chiese Rupestri

(Cripta del Peccato Originale o Grotta dei Cento Santi)

Il Parco della Murgia Materana e delle Chiese Rupestri, insieme ai rioni Sassi inseriti nella lista dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO, comprende un’area molto vasta ad Est di Matera che si estende fino alla cittadina di Montescaglioso, seguendo il corso del fiume Bradano. In questa area è possibile esplorare numerosi siti di notevole importanza storica ed artistica. Come dice il nome stesso, il parco si sviluppa nella parte lucana dell’altopiano della Murgia, che termina con un impressionante canyon affacciato a strapiombo sul torrente Gravina. I due altopiani che guardano dritto negli occhi la città di Matera, garantendo un panorama mozzafiato soprattutto all’alba ed al tramonto, sono Murgia Timone e Murgecchia.

(Chiesa rupestre di Santa Barbara)

Passeggiare nel parco equivale a fare un tuffo nella storia. La particolare conformazione del territorio, unita alla presenza di pascoli e terreni fertili, spinse gli uomini primitivi ad insediarsi in quest’area. Numerosi sono i siti archeologici rinvenuti nella zona: parliamo di villaggi trincerati e di grotte risalenti al Paleolitico ed al Neolitico. Molti degli oggetti ritrovati in questi luoghi sono conservati nel Museo Archeologico Nazionale “Domenico Ridola” di Matera.

(Museo Archeologico Nazionale “Domenico Ridola”)

Il parco rappresenta un “must” per gli amanti della natura, delle passeggiate, del trekking e dell’arte. Tra i costoni scoscesi e le ampie vallate è possibile ammirare ben 923 specie di piante, numerose tipologie di animali e più di 150 chiese rupestri! L’elevata presenza di luoghi di culto scavati nella roccia testimonia la rilevante posizione strategica di questa zona, situata sulla rotta che i pellegrini percorrevano verso la Terra Santa. Nell’Alto Medioevo numerose comunità di monaci benedettini e bizantini qui hanno trovato rifugio ed hanno creato chiesa dopo chiesa, affresco dopo affresco, un immenso patrimonio artistico rupestre, unico al mondo. Tra i luoghi più rinomati citiamo la Cripta del Peccato Originale (detta anche Grotta dei Cento Santi), considerata “La Cappella Sistina dell’arte rupestre”, la chiesa rupestre di Santa Barbara ed il complesso rupestre di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci.

7

Set cinematografico a cielo aperto: dal Vangelo Secondo Matteo a 007 No Time to Die

(il protagonista del film “Il Vangelo secondo Matteo”, Enrique Irazoqui, insieme al regista Pier Paolo Pasolini)

Possiamo affermare che il cinema per primo ha creduto nella struggente bellezza di Matera. Se fino agli anni ’50 la città dei Sassi comparve esclusivamente in alcuni documentari che descrivevano la situazione di arretratezza e povertà in cui versava il Sud Italia, dalla metà del secolo scorso numerosi registi italiani iniziarono a vedere negli antichi rioni in tufo un set naturale per le loro produzioni cinematografiche. Ricordiamo che nell’immediato dopo guerra il capoluogo lucano divenne il simbolo di un meridione da riscattare e di un passato da cancellare al più presto. Per questo motivo il centro storico fu progressivamente abbandonato, mentre i materani furono spinti a trasferirsi nei nuovi quartieri.

(Pier Paolo Pasolini sul set del film “Il Vangelo secondo Matteo”)

Mentre i Sassi si andavano via via svuotando, sempre più registi decisero di girare qui i propri film. Dagli anni ’50 la città fece capolino sul grande schermo in maniera sempre più insistente. Nel 1950 Mario Volpe decise di ambientare il primo film a Matera, dal titolo “Le due sorelle”, seguito da “La lupa” di Alberto Lattuada tre anni dopo. Il primo grande regista che notò le somiglianze dei Sassi e del Parco della Murgia Materana con la Terra Santa fu Pier Paolo Pasolini; l’intellettuale natio di Bologna proprio in queste terre decise di ambientare nel 1964 il famoso film “Il Vangelo secondo Matteo”. I vicoli caratteristici, l’immagine di antichità e povertà che le abitazioni dei vecchi quartieri in tufo trasmettevano agli occhi dello spettatore trasformavano il capoluogo lucano in una piccola Gerusalemme, mentre l’altopiano di Murgia Timone divenne per l’occasione la collina del Golgota, dove secondo la religione cristiana Gesù fu crocifisso.

(la scena della Crocifissione di Gesù nel film “La Passione di Cristo”, del regista Mel Gibson, in basso nella foto)

Nei decenni successivi Matera ha ospitato numerose produzioni cinematografiche sempre più importanti, italiane e straniere, addirittura hollywoodiane; giusto per citarne alcune “C’era una volta” (1967) e “Cristo si è fermato ad Eboli” (1979) di Francesco Rosi, “King David” (1985) di Bruce Beresford, “La passione di Cristo” (2002) di Mel Gibson, “The omen” (2006) di John Moore, “The nativity story” (2006) di Catherine Hardwicke, “Ben Hur” (2015) di Timur Bekmambetov, la mini-fiction “Sorelle” (2017) di Cinzia Torrini, “Wonder woman” (2017) di Patty Jenkins, “Maria Maddalena” (2018) di Garth Davis, la fiction “Imma Tataranni” (2019) di Francesco Amato ed infine “007 James Bond – No time to die” (2021) di Cary Fukunaga. Sono giunti a Matera alcuni tra i più famosi attori  del panorama italiano e mondiale, ad esempio Sofia Loren, Marcello Mastoianni, Nino Manfredi, Richard Gere, Mel Gibson, Catherine Hardwicke, Morgan Freeman, Rami Malek e Daniel Craig.

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La Festa della Bruna: una festa patronale unica risalente al 1389

(Festa della Bruna, il Carro Trionfale si appresta ad essere distrutto nel tradizionale “Strazzo”)

La Festa della Bruna è il “Capodanno dei materani“, l’antichissima festa in onore di Maria Santissima della Bruna, Santa Patrona della città di Matera. Si tratta di un appuntamento immancabile, unico nel suo genere, che ricade puntuale ogni anno il 2 luglio dal 1389. Le origini della festa sono riconducibili a diverse leggende frutto di vicende storiche reali e credenze religiose. I festeggiamenti rappresentano un mix di rituali religiosi e pagani che esaltano la devozione dei materani nei confronti della propria Madonna.

(Festa della Bruna, la Madonna in processione)

Gli appuntamenti della Festa della Bruna durano diversi giorni nei quali la città indossa l’abito delle grandi occasioni con luminarie, giostre e bancarelle. Il giorno clou è, come detto, il 2 luglio. I materani escono di casa alle prime luci dell’alba per partecipare alla Messa dei Pastori; al termine l’omonima processione percorre le vie di Matera accompagnata dalle batterie di fuochi d’artificio. In tarda mattinata la statua della Madonna, scortata dai Cavalieri della Bruna, raggiunge la chiesa dell’Annunziata, nel rione Piccianello, per poi ritornare in Cattedrale in serata a bordo di un Carro Trionfale: si tratta di un grandissimo manufatto in cartapesta costruito ogni anno dalle sapienti mani dei maestri cartapestai materani secondo un tema che rispecchia un passo della Bibbia.

Terminata la sua funzione, dopo aver svolto i tradizionali tre (o più) giri in piazza Duomo, il carro fa ritorno nella centralissima piazza Vittorio Veneto dove viene distrutto dalla folla. Gli assaltatori, in un’atmosfera di adrenalinica attesa, si lanciano sul manufatto per strappare una statua, o almeno un semplice pezzo, per poi conservarlo nelle proprie abitazioni o negozi come buon auspicio.

(Festa della Bruna, spettacolo pirotecnico su Murgia Timone)

La festa termina a notte fonda, quando dal canyon di Murgia Timone si levano in cielo i fuochi pirotecnici che illuminano i rioni Sassi. Un finale straordinario per una festa che si rinnova di anno in anno, così come recita un famoso detto materano:

“A mogghj a mogghj a l’onn cj vàn”
(di meglio in meglio nell’anno che verrà)

In sintesi la Festa della Bruna racchiude al suo interno devozione, storia, tradizione e molto altro.

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Come si viveva nei rioni Sassi quando Togliatti li definì "Vergogna Nazionale"

(panni stesi nei Sassi di Matera)

I rioni Sassi sono stati per tanti secoli un esempio di come l’uomo ha saputo modellare ed adattare il territorio circostante alle proprie esigenze di vita. La città ha vissuto numerosi secoli di dinamismo economico e culturale, prima di registrare tra il 1800 ed il 1900 un improvviso aumento demografico che di fatto ruppe l’equilibrio sociale all’interno dei vecchi rioni in tufo. Il sovraffollamento costrinse le famiglie materane, sempre di più e sempre più numerose (facilmente superavano le dieci unità), a vivere in condizioni di vita pessime. Le abitazioni erano sempre più piccole, scarsamente illuminate, spesso costituite da ambienti umidi e malsani all’interno di vecchie chiese, cisterne o cantine. Mancava la rete fognaria e l’acqua potabile. Gli uomini vivevano fianco a fianco con gli animali, con cui condividevano la lotta per la sopravvivenza.

(fila di traini parcheggiati in via Casalnuovo, nei Sassi di Matera)

Il tutto rappresentava un contesto favorevole per il proliferare delle malattie più disparate. Impressionante l’indice della mortalità infantile che nei primi decenni del ‘900 raggiunge proporzioni catastrofiche, basti pensare che su 1000 bambini nati, circa 463 nascevano morti. Matera era una città molto povera, ma in questo scenario di estrema difficoltà era forte lo spirito di coesione tra gli abitanti dei “vicinati”. Di fatto le famiglie materane condividevano qualsiasi cosa, comprese le sventure, sostenendosi a vicenda. La città dei Sassi è considerata da molti studiosi la capitale della “civiltà contadina”. Con questa definizione si intende una società semplice, povera ma allo stesso tempo genuina, fondata su antiche tradizioni e credenze popolari, in cui trovavano spazio mestieri semplici ma essenziali per la vita quotidiana, concetti molto attuali come il riciclo, abitudini giornaliere e stagionali dettate dal lavoro nei campi.

(interno di un’abitazione in grotta nei Sassi, con una tipica famiglia materana dell’epoca)

Poi di colpo, dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia si accorse di Matera grazie anche al libro “Cristo si è fermato ad Eboli” scritto dall’intellettuale torinese Carlo Levi e pubblicato nel 1945. La città dei Sassi divenne un caso nazionale, venne presa come esempio per testimoniare l’arretratezza del Sud e la voglia di rilancio dell’intera nazione. Diversi politici fecero tappa nel capoluogo lucano tra cui il leader del partito Comunista Palmiro Togliatti che nel 1948 la definì “Vergogna nazionale“. Fu l’inizio di un processo che portò il governo, presieduto dal primo ministro Alcide De Gasperi, ad approvare nel 1952 la “Legge Speciale per lo sfollamento dei Sassi”, un provvedimento che permise a circa 17.000 persone di abbandonare gli antichi rioni per trasferirsi in nuovi quartieri, con case moderne, capaci di garantire ai materani condizioni di vita dignitose.

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Città alveare, scavata nella roccia e costruita a strati

(chiesa rupestre di Santa Maria dell’Idris e San Giovanni in Monterrone)

I rioni Sassi possono essere considerati un vero e proprio alveare. Abbiamo già fatto riferimento alla “Matera sotterranea“, la città nascosta, sviluppatasi per varie ragioni nel sottosuolo tra abitazioni, palombari, chiese rupestri, cantine, neviere ed altro ancora. I tipici ambienti degli antichi quartieri sono caratterizzati dalla cosiddetta architettura “In negativo”, ovvero ottenuta per estrazione di materiale (in questo caso “tufo calcareo”) dalla roccia (o rupe, da cui il termine “rupestre”). Una delle particolarità di Matera è proprio questa e l’esempio più lampante è forse la chiesa rupestre di Santa Maria de Idris e San Giovanni in Monterrone, un luogo di culto incastonato in uno sperone roccioso chiamato, per l’appunto, il Monterrone.

(affresco nella chiesa rupestre di Sant’Eustachio de Posterga, recentemente riscoperta dopo i lavori di rifacimento del parcheggio di Porta Pistola)

Il centro storico di Matera è costruito a strati. Nel corso dei vari millenni il nuovo ha nascosto sotto di se il vecchio, per questo motivo la città conserva ancora oggi un numero straordinario di tesori. Come testimoniato ad esempio dal recente ritrovamento della chiesa rupestre di Sant’Eustachio de Posterga, riscoperta durante i lavori di riqualificazione del parcheggio di Porta Pistola, lungo via Madonna delle Virtù. Invece sotto la centralissima piazza Vittorio Veneto, la piazza del passeggio materano, si estendono grandissime cisterne, come il Palombaro Lungo, un tempo fonte di approvvigionamento per tutti gli edifici della zona del “piano”. L’ultimo esempio che riportiamo è Casa Noha, antica residenza nobiliare, oggi proprietà del FAI, sotto la quale tra la fine del XVIII e gli inizi del XX secolo sono stati rinvenuti reperti dell’età del bronzo e del ferro.

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