Nicola Sole, poeta lucano

Nicola Sole nacque a Senise il 31 Marzo 1821. Fin da bambino mostrò di essere dotato di forte ingegno e di portentosa memoria. Ripeteva infatti canti interi dell’Ariosto e del Tasso. A dieci anni fu inviato a studiare nel seminario della diocesi di Anglona presso Tursi e li si rivelò improvvisatore di versi. Nel 1841 si recò a Napoli per frequentare il Collegio Medico ma un anno dopo lo abbandonò per dedicarsi agli studi di legge. L’evento di rilievo di quei primi anni fu l’incontro con il francese Alphonse de Lamartine.

Completati gli studi, nel 1845 si trasferì a Potenza, dove esercitò la professione di avvocato. Entrato nei circoli liberali della città, nel 1848, anno dei moti risorgimentali, pubblicò la sua prima raccolta di poesie, L’Arpa Lucana. All’indomani della repressione borbonica Nicola Sole, che era iscritto alla “Giovine Italia”, fu coinvolto nel processo ma rimase latitante. Nel 1852 si costituì e, nonostante fosse imputato di cospirazione, venne assolto. Nel 1857, ottenuto finalmente il passaporto, per l’intercessione di Achille De Clemente, direttore del giornale antiborbonico “Iride”, potè tornare a Napoli dove la collaborazione al giornale gli assicurò grande notorietà. Qui Nicola Sole conobbe molti amici tra cui il grande pittore Domenico Morelli e, nel 1858, Giuseppe Verdi che si era recato a Napoli per la rappresentazione dell’Opera “Il Ballo in Maschera”.

Verdi rimase alcuni mesi a Napoli alloggiando all’Albergo Roma. Verdi, Sole e Morelli trascorsero molte serate insieme passeggiando per Santa Lucia e lungo le strade del Chiatamone, per godere la splendida visione del golfo di Napoli. Il Morelli approfittò della presenza di Verdi per fare al Maestro un bellissimo ritratto ad olio. Sole, dominato dalla commozione continuava ad improvvisare versi che il M° Verdi ripeteva, cantando. Una notte la sua ispirazione produsse la seguente “ottava” che, trascritta e intitolata “ La preghiera del Poeta”, venne poco dopo musicata da Giuseppe Verdi:

Del tuo celeste foco, eterno Iddio,
Un core accendi, che di te si allieta;
Tu reggi, tu consacra il verso mio,
Perché non manchi a generosa meta.
Dal dubbio salva e dal codardo oblio
La fede e l’arpa dell’umil poeta:
Tu fa che il trovi della morte il gelo
La man sull’Arpa e le pupille al Cielo! 

La professione forense non impedì a Nicola Sole di continuare a comporre poesie. Quando nel 1848 Potenza accolse col più grande entusiasmo la notizia che Ferdinando II aveva concesso la Costituzione, egli prese viva parte a quella esultanza e compose dei versi con cui incitava la sua Regione ad inneggiare alla libertà e all’Italia:

Esci, o Lucania, dalle tue foreste
Nella temuta maestà primiera:
Congiungi il brando alla tua falce agreste
Sotto il favor dell’itala bandiera
Lucania!…Ascendi sul maggior tuo monte
Colla corazza al petto e l’elmo in fronte.
Guarda laLibertà,che vien sui venti
E il tuo capo immortal fascia di lampi. 

Nicola Sole ebbe una vita breve e l’ultimo anno della sua breve esistenza fu molto triste. Ammalato di fegato e prevedendo di non vivere a lungo , scrisse la poesia: “Ad una Stella” :

Ma poco, il sento, fermerò le piante
Di qua dei cieli peregrin romito :
fra poco solcherò l’onda sonante
De l’infinito! 

Il 22 Maggio 1859 morì Ferdinando II. Per l’avvento al trono e per le nozze del nuovo re Francesco II vi fu , in quell’anno, la serata di gala al Teatro San Carlo e lo spettacolo si aprì col canto di un inno di Nicola Sole, messo in musica da Saverio Mercadante. Intanto la sua malattia si aggravava . Morì l’11 dicembre del 1859, nel suo paese natio, a soli 38 anni. Ai suoi tempi Nicola Sole ebbe grande notorietà. Francesco De Sanctis nel 1873 tenne all’Università di Napoli nove lezioni sulla letteratura del Mezzogiorno delle quali due le volle dedicare a lui. Nicola Sole fu un poeta che amò intensamente l’Italia (quasi tutti i canti raccolti nell’ ”Arpa lucana”, sono vibranti di patriottismo) ma la sua caratteristica essenziale fu quella di Poeta Lucano. Nessun poeta ha esaltato la Lucania come quest’uomo. Egli cantò, in maniera mirabile, le nozze, le tombe, le albe, i tramonti e persino i silenzi notturni, resi più arcani dal lontano scintillìo delle stelle e dalle malinconiche e dolci note melodiche dell’usignolo. Durante il periodo del Risorgimento fu il maggiore poeta della Lucania.

Il suo capolavoro è il canto “Al Mare Jonio” di 445 endecasillabi sciolti. In questo inno traspare l’immenso amore per la Lucania e la sua storia millenaria.

Come sei bella,
Terra dei forti, or che distende il cielo
Un manto azzurro su le tue montagne,
E nel suo riso la recente luna
I tuoi boschi inargenta! A me diletta
Ride ogni itala zolla : eppur le tue
Aure bevvi vagendo, e nel tuo seno
Dormono i padri miei. Tutto a te diede
Clemente il cielo; le montagne e i mari,
I vulcani e le nevi, il fosco abete
E l’aureo pomo oriental, franati
Brulli dirupi ed ondulati piani
Ricchi d’alberi e d’acque e di verzura,
E pampinosi poggi, e lauri, e tutto!
Ed i tuoi figli, rispondenti al suolo,
Ne la battaglia eroi, soavi al canto,
Ed atti al grave meditar profondo. 

Si ringrazia Enzo Scasciamacchia per la preziosa collaborazione

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