Lettera E

Eugenia

Beata – Gli storici la ricordano Badessa di San Benedetto nel convento di San Lucia ed Agata alle Malve, una chiesa ruprestre.
Morì in concetto di santità nell’ottobre del 1093 e fu sepolta nella chiesa dei padri Cassinesi di Sant’Eustachio, l’antico convento delle Monacelle.

Eustachio da Matera

Medico e poeta – Visse durante il regno di Carlo I D’Angiò il Vecchio (1268). Fu Medico ed erudito poeta latino. Di lui restano alcuni epigrammi sui bagni di Pozzuoli e il libro: De situ Urbium Matherae, di carattere storico archeologico.

Eustachio

Santo Patrono della città – Il culto dei materani per il loro Santo protettore, tuttora particolarmente vivo, viene espresso con grande devozione nei festeggiamenti riservatigli in due periodi dell’anno, prima e dopo il raccolto. Sant’Eustachio, il cui nome era Placido, visse sotto l’impero di Traiano. Esercitava il mestiere delle armi, con il grado di maestro dei cavalieri. Pur professando la religione pagana, dimostrava un’indole misericordiosa verso i sofferenti e in particolare verso i suoi compagni d’armi.
Un giorno, durante una battuta di caccia, si imbattè in alcuni cervi. Li inseguì a lungo con la sua cavalcatura finchè, su un’altura, riuscì a intravederne uno. Avvicinatosi, constatò con stupore che tra le corna dell’animale si profilava il simbolo luminoso della Croce. Placido smontò dal cavallo e si prostrò al suolo.
Udì allora una voce: che lo ammonì per il suo comportamento, esortandolo a convertirsi. Placido, con l’animo colmo di emozione, ritornò a casa e si confidò con la moglie Trajana, esprimendo il desiderio di ricevere il battesimo. La moglie, convinta della miracolosità dell’evento, accettò di condividere la scelta del marito.
Vennero così battezzati dal vescovo Giovanni, il quale diede a Placido il nome di Eustachio (costanza e fermezza), a sua moglie di Teopista (fedele a Dio), e al loro primogenito quello di Agapito (preferito dal Signore).
Da quel momento l’esistenza di Eustachio divenne travagliata. Una serie di disgrazie si abbatterono sulla sua famiglia: gli fu rapita la moglie dagli infedeli, gli fu rapinata la casa, gli furono sottratti i figli. Ma la fede di Eustachio non vacillò ed il Signore gli vewnne incontro, facendogli ritrovare la moglie e i figli. Lo stesso imperatore Adriano, succeduto a Troiano, propose di ridargli il comando dell’esercito, purchè si fosse riconvertito all’antica fede pagana. Eustachio rifiuto e l’imperatore, adirato, ordinò che venisse incatenato insieme alla moglie e ai figli e sbranato dai leoni. Le bestie, invece, nonostante fossero affamate, si prostrarono davanti ai Santissimi Martiri, quasi ad adorarli. L’imperatore, infuriato, ordinò che Eustachio e suoi familiari fossero rinchiusi in un toro di bronzo, sotto il quale venne acceso un enorme fuoco. Sopravvenne filamente la morte, che apportò loro l’eterna beatitudine; i loro corpi furono ritrovati infatti dopo tre giorni dalla morte. La venerazione del popolo cristiano verso Eustachio è stata sempre viva e la chiesa ne celebra il martirio il 20 settembre di ogni anno.
Una leggenda materana, contenuta in una cronaca del ‘600 dell’arciprete De Blasis, narra le vicende di Eustachio e della sua famiglia; tra l’altro, racconta dell’intervento del Santo a difesa della città assediata dai Saraceni. Inoltre, secondo il Gattini, fu proprio grazie a lui che la città, nel 1656, fu salvata da una terribile pestilenza. Per tali miracolosi interventi la città di matera lo elevò a suo protettore e fu stabilito che ogni anno il 20 maggio, ricorrendo la data in cui Eustachio mise in fuga l’esercito Saraceno, il sindaco dovesse offrire alla chiesa una torcia ricoperta di monete d’argento, oltre a ceri, frutta e fiori.
Tuttora i Materani rivolgono viva devozione al loro Santo protettore in occasione del 20 maggio (giorno glorioso) e del 20 settembre (giorno del martirio), quando la statua di Sant’Eustachio viene portata in processione, seguita da numeroso popolo. Sant’Eustachio viene citato in questo elenco non per le sue origini di nascita, ma per il culto che i Materani gli esprimono.

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