Il Palombaro Lungo ed il sistema di conservazione delle acque

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Il sistema di conservazione delle acque realizzato dai materani nel corso dei secoli è davvero incredibile, esso è basato su concetti innovativi per le epoche passate e più che mai attuali: il risparmio delle risorse e, appunto, la loro conservazione. Sfruttando il territorio circostante, composto per lo più da tufo, una roccia magmatica “facilmente” lavorabile, l’uomo in questa zona ha potuto scavare, oltre alle abitazioni, anche dei condotti e delle cisterne che consentissero l’approvigionamento idrico alle abitazioni dei Sassi. Le cisterne erano private, cioè interne alle case, oppure più grandi per rifornire interi vicinati o rioni. La cisterna più importante della città, nonchè la più grande, è sicuramente il Palombaro Lungo di piazza Vittorio Veneto, scavata nel XIX secolo; questa consentiva il rifornimento di acqua per tutte le costruzioni del “piano“.

ponte_di_noia_grabiglione_sasso_barisano_matera_1905Sia il Sasso Barisano sia il Caveoso erano interessati in passato da due piccoli corsi d’acqua che fungevano sia da canali di scolo sia da sistema fognario; i “Grabiglioni” del Barisano e del Caveoso erano alimentati da una sorgente di acqua sotterranea che nasceva sulla collina di Lapillo, dove è stato edificato il Castello Tramontano, ed entrambi terminavano il loro percorso nel torrente Gravina. Prima di giungere nel Sasso Barisano il corso d’acqua sotterraneo passava dal luogo esatto dove nel XVI secolo fu eretta una fontana su ordine dell’Arcivescovo Sigismondo Saraceno; fontana_ferdinandea_piazza_vittorio_veneto_materasuccessivamente la vecchia fontana fu sostituita dall’attuale Fontana Ferdinandea. L’acqua, dopo la fontana, in parte affluiva nel grabiglione del Sasso Barisano, in parte finiva nel Palombaro Lungo.

L’edificazione al di fuori del perimetro dei Sassi in seguito all’abbandono dei vecchi rioni in tufo decretò la fine del vecchio sistema di conservazione delle acque, che per secoli aveva contribuito a mantenere in equilibrio la situazione igienica della città prima del brusco declino a partire dal XVII secolo. La straordinaria unicità ed ingegnosità di questo meccanismo di salvaguardia di un bene primario come l’acqua è stato tra gli aspetti che ha contribuito maggiormente all’inserimento dei Sassi tra i Patrimoni Mondiali dell’Umanità UNESCO, per leggere le motivazioni in formato completo vi invitiamo a leggere l’apposito approfondimento.

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