Il villaggio trincerato di Serra d’Alto è sicuramente il più grande tra quelli presenti nel materano, oltre che uno dei più rilevanti dal punto di vista archeologico. Il fossato raggiunge anche 4 metri di larghezza e 3 di profondità. Non si conosce precisamente il momento della scoperta, l’unica certezza è che il primo archeologo che ha effettuato degli studi approfonditi nella zona è stato Domenico Ridola intorno al 1910; è molto probabile che a scoprire l’insediamento preistorico sia stato un contadino della zona, che incuriosito si rivolse a Ridola per capire di cosa si trattasse. Successivamente altri studiosi hanno concentrato la propria attenzione su contrada Serra d’Alto: Lo Porto, Rellini tra il 1919 ed il 1925, successivamente Bracco durante la Seconda Guerra Mondiale (1942) e Brea (intorno al 1975). Secondo l’archeologo Lo Porto nell’area pianeggiante sarebbero presenti ben tre fossati.
La tipologia di ceramica graffita rinvenuta in questo sito, detta per l’appunto “Serra d’Alto”, è molto famosa e si è diffusa nel Neolitico principalmente nell’Italia meridionale, lungo le aree costiere. La ceramica Serra d’Alto è caratterizzata dall’uso di decorare i vasi prima della cottura, con impressioni fatte da unghiate e ditate, oppure praticate con i margini dentellati di conchiglie e con altri oggetti appuntiti. Si tratta in sintesi di un tipo di ceramica sottile, a figure geometriche, con anse a nastro e protomi animali.
I numerosi reperti portati alla luce in questo villaggio trincerato, come ad esempio tazze e vasi, sono conservati presso il Museo Archeologico Nazionale “Domenico Ridola” di Matera.